23/05/13

MARIO SBERNA, SCpI: «TARIFFE DEI SERVIZI PIU’ EQUE PER FAMIGLIE CON PIU’ FIGLI».


LO STRANO CASO DELLE BOLLETTE DELL’ACQUA: «IN ITALIA CONVIENE PIU’ ALLEVARE VITELLI CHE FIGLI»
In Italia è più conveniente allevare vitelli che crescere figli. Lo dice Mario Sberna, deputato di Scelta Civica che chiede «tariffe dei servizi più eque per le famiglie con più figli», specie se con redditi medio-bassi.
«L’attuale sistema tariffario di acqua, elettricità, gas e rifiuti – spiega il deputato bresciano – penalizza le famiglie con più figli, perché le equipara ai single o alle famiglie smallsprecone».
La ricostruzione - Mario Sberna trova iniquo l’attuale calcolo delle utenze domestiche delle reti pubbliche «nato durante la crisi petrolifera degli anni Settanta dello scorso secolo per penalizzare i consumi eccessivi: lo trovo iniquo perché non tiene conto del numero dei componenti del nucleo familiare servito. Accade infatti che, oltre una certa soglia di consumo, ogni metro cubo o kW di acqua, gas o elettricità in più di cui si usufruisce, debba essere ‘moltiplicato’ per una tariffa più alta. Se l’intento è quello di punire gli spreconi, centra solo in parte l’obiettivo: infatti, finisce con il penalizzare le famiglie numerose. Esse, giocoforza, superano il primo scaglione di consumi, ma non sonosprecone: se dividessimo il consumo complessivo per il numero dei componenti delle famiglie extralarge, troveremmo, al contrario, che sono… assai parsimoniose».
Mario Sberna prende spunto dal caso dell’acqua «in Italia – dice - le tariffe dell'acqua sono più vantaggiose per gli allevamenti degli animali che non per le famiglie che crescono i loro bambini».
L’esempio – Il deputato prende in mano due bollette spedite dalla società Ato Vicentino Servizi ad un allevatore che usa l’acqua per l’allevamento delle sue mucche e a una famiglia vicentina che, invece, fa uso domestico di acqua.
Le richieste per la fognatura e le spese di depurazione sono identiche.
Quanto al resto, l’allevatore paga qualche euro in più all’anno di quota fissa, ma può usufruire – per un uso illimitato di acqua - di una tariffa unica di 35 centesimi per ogni metro cubo (ovvero mille litri) di acqua consumata.
Le famiglie, invece, per l’uso di acqua domestica, pagano in base al consumo: la tariffa sociale, applicata a chi non consuma più di 108 metri cubi di acqua all’anno - ovvero 295 litri di acqua al giorno – è di 46 centesimi al metro cubo.
L’acqua costa molto di più se in famiglia l’acqua utilizzata per dissetarsi, farsi una doccia, lavare i panni sporchi o i piatti con la lavastoviglie supera questa soglia: 70 centesimi a m³ se si consuma tra i 108 ed i 144 m³ all’anno, 99 centesimi a m³ se si consuma da 145 a 216 m³ all’anno, 1 euro e 22 centesimi a m³ se si consuma dai 217 ai 288 metri cubi di acqua, 1 euro e 57 centesimi al m³ se si  consuma oltre 288 metri cubi di acqua. 
Il commento - «Non intendo certo avviare una guerra tra poveri con gli allevatori. Ma usare  questo paradosso per far capire quanto ancora inapplicato resti l’articolo 31 della Costituzione (ricordate? «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose»).    
La proposta - Il deputato di Scelta Civica ritiene che gli operatori idroelettrici dovrebbero tenere conto delle dichiarazioni Isee per applicare tariffe meno care alle famiglie con più figli e più in difficoltà. O quantomeno, ci sia una quota di mc di acqua ad personam a tariffa sociale: perché tutti partano dallo stesso diritto, anche e soprattutto i bambini».  E tutto questo nel «rispetto della libertà di mercato che caratterizza con diverse gradazioni questi settori».
Su questo tema, Mario Sberna ed i colleghi di Scelta Civica con Monti per l’Italia, vorrebbero avviare, d’intesa con il governo, un ciclo di audizioni delle associazioni rappresentative degli operatori idroelettrici per individuare e favorire le possibili soluzioni operative e giuridiche.

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